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The Politician

Confesso che non sapevo cosa dovermi aspettare da “The Politician“. Attratto dal battage pubblicitario su Netflix, mi sono messo comodo sul divano ed ho avviato il trailer, in cui il protagonista Payton Hobart (Ben Platt) dichiara il suo obiettivo di vita: diventare presidente degli Stati Uniti. Incuriosito, ho pensato ad una classica serie tv per ragazzi probabilmente un pò demenziale, ma ho deciso di proseguire. E così eccoci qua.

Cos’è The Politician ?

The Politician è una serie tv che fornisce diversi spunti di interesse ed è tutt’altro che una banale sit com per ragazzi con soliti drammi adolescenziali tipici dei teenagers americani. Si tratta di una ben riuscita rappresentazione del tema dell’ambizione personale, della solitudine e dei drammi generazionali, e delle grandi differenze sociali tra ricchi e e poveri e tra etnie diverse ed altre minoranze. In più fornisce un ritratto della realtà politica senza dubbio, almeno per la mia opinione, abbastanza realistico e per questo motivo, inquietante.

Se si sopravvive alle prime demenziali scene e si và altre, ci si rende conto che questo prodotto, firmato da Ryan Murphy e dalla compagine che ha prodotto Glee, ovvero Brad Falchuck e Ian Brennan, non solo diventa godibile e piacevole ma fornisce innumerevoli spunti di riflessione e, grattando lo strato di superficialità, rivela una voglia di approfondire temi importanti ed a volte ostici da affrontare. Ma facciamo un passo indietro per adesso ed approfondiamo la trama.

Payton Hobart (Ben Platt), è un ragazzo di origini umili adottato da una ricchissima famiglia di Santa Barbara che cresce con la smisurata ambizione di diventare un giorno presidente degli Stati Uniti. Assolutamente convinto di riuscirci mostra una sicurezza invidiabile anche grazie al supporto amorevole dalla madre, Georgina, una Gwyneth Paltrow che offre il ritratto di una donna che vive in uno stato dello spirito distaccato e consapevole, tipicamente zen, assolutamente al di sopra di tutti i mortali, sempre bellissima ed elegantissima in abito da sera in tutte le occasioni anche in giardino. Georgina, tipica donna che incarna uno spirito californiano puro, fa da guida spirituale al figlio adottivo, preferendolo ai due figli naturali, gemelli nello spirito e nella realtà, che invece sono lo stereotipo dei classici figli di papà, relativamente stupidi, senza interessi e con la strada spianata dal dio denaro.

La particolarità della prima stagione è che si svolge in un esclusivo liceo dove l’ambizioso Payton crea le basi del futuro comitato di gestione della campagna elettorale utilizzandole per diventare presidente del corpo studentesco, banco di prova e laboratorio sperimentale del suo futuro percorso politico. Per far questo si attornia di uno staff che lo segue dappertutto fin dalle scuole minori, con ruoli ben precisi e presi in prestito alle organizzazioni politiche reali, come due strateghi (Theo Germaine e Laura Dreyfuss) ed addirittura una futura first lady  (Julia Schlaepfer), e per tentare di farsi eleggere utilizza tutti strumenti più tipici come sondaggi, proiezioni e soprattutto sotterfugi, depistaggi, e, in generale, tutti i mezzi, leciti e non, per accaparrarsi elettorato.

Tra questi tentativi esilaranti e forse un pò surreali, quelli più divertenti sono i tentativi di conquistare le minoranze etniche da parte di Payton e della sua antagonista, la bellissima Astrid (Lucy Boynton già apprezzata in Bohemian Rapsody), utilizzando ad esempio la disabilità rappresentata dalla possibile nomina a vicepresidente di Infinity Jackson (Zoey Deutch), una ragazza malata di tumore comandata a bacchetta da un’irriconoscibile quanto bravissima Jessica Lange, allo scopo di creare empatia con l’elettorato, oppure quando battagliano per ottenere il “voto haitiano”, anche se c’è soltanto un haitiano in tutta la scuola.

Nella seconda stagione, la scena si sposta dalla California a New York, dove la posta in palio, decisamente più alta, è quella di diventare senatore statale dello stato, e dove gli antagonisti sono adulti e navigati politici di professione interpretati meravigliosamente da Judith Leight e Bette Midler.

Qui il racconto diventa più maturo e meno surreale, in qualche modo pur nell’apparente assurdità di una lotta politica evidentemente troppo sbilanciata, i colpi di scena sono più realistici e i dubbi ed i continui dietrofront di Payton circa l’opportunità di utilizzare i contenuti per promuovere la sua candidatura e non gli scoop contro il nemico, esprimono probabilmente le perplessità dei giovani a rompere gli indugi ed andare per una nuova strada o la via più facile di adattarsi ad un esistente modus operandi.

Spunti di riflessione

The Politician è in parte l’ostentazione di un mondo dove i ricchi, anzi ricchissimi, si contrappongono ai poveri in maniera evidente, ma fa riflettere come, dietro la facciata dorata e affascinante delle loro vite, la spocchiosità e l’arroganza, nascondono paure ed insicurezze che indicano che come per tutti gli altri, anche per costoro la sfiducia nel futuro e la difficoltà di relazionarsi con gli altri sono il riflesso di una generazione che sente di non avere una strada chiara da seguire dinanzi a se e di essere in continua contrapposizione tra l’essere se stessi o apparire come si aspettano gli altri.

Tanti gli episodi, esasperati a volte in modo grottesco e ridicolo, che evidenziano le problematiche che avviliscono la gioventù di oggi apparentemente piena di certezze assolute, ma che non appena viene scalfita la superficie mostra la paura di non essere amati e di non saper amare, una certa qual fluidità negli atteggiamenti sessuali forse segno di insicurezza dei propri orientamenti (o forse semplicemente segno dei tempi?), il video-bullismo o, in casi estremi come viene evidenziato in un episodio apparentemente senza senso, l’assoluta indifferenza e mancanza di stimolo ed interesse verso ciò che ti circonda.

Tuttavia, c’è una sorta di sentiero comune che viene tracciato per questi ragazzi, all’inseguimento di obiettivi importanti, che vengono con tenacia perseguiti e condivisi, come il bando alla vendita ed all’utilizzo delle armi o come la salvezza del pianeta dall’inquinamento globale che lentamente diventa terreno di condivisione con le generazioni precedenti, in particolare quella dei boomer che anno vissuto analoghe rivoluzioni culturali, dalle lotte per i diritti civili al movimento hippie, dalla rivoluzione sessuale al pacifismo, al femminismo e alla scoperta del rock.

In conclusione, una serie sicuramente intrigante, ben fatta e girata in stile moderno, accattivante e ricco di colore. Buona visione!


read in english:

“The Politician”

I confess that I didn’t know what to expect from “The Politician “. Attracted by the advertising hype on Netflix, I made myself comfortable on the sofa and started the trailer, in which the protagonist Payton Hobart (Ben Platt) declares his life goal: to become president of the United States. Intrigued, I thought of a classic TV series for kids, probably a little zany, but I decided to continue. And so here we are.

What is The Politician?

The Politician is a TV series that provides various points of interest and is anything but a banal sitcom for kids with the usual adolescent dramas typical of American teenagers. It is a successful representation of the theme of personal ambition, loneliness and generational dramas, and the great social differences between rich and poor and between different ethnic groups and other minorities. Furthermore, it provides a portrait of political reality that is undoubtedly, at least in my opinion, quite realistic and for this reason, disturbing.

If you survive the first crazy scenes and go on to others, you realize that this product, signed by Ryan Murphy and the team that produced Glee, namely Brad Falchuck and Ian Brennan, not only becomes enjoyable and pleasant but provides countless ideas for reflection and, scratching away the layer of superficiality, reveals a desire to delve into important and sometimes difficult topics to deal with. But let’s take a step back for now and delve deeper into the plot.

Payton Hobart (Ben Platt), is a boy of humble origins adopted by a very rich family from Santa Barbara who grows up with the boundless ambition of one day becoming president of the United States. Absolutely convinced that he will succeed, he shows an enviable confidence also thanks to the loving support of his mother, Georgina, a Gwyneth Paltrow who offers the portrait of a woman who lives in a detached and aware state of mind, typically Zen, absolutely above all mortals, always beautiful and very elegant in an evening dress on all occasions, even in the garden. Georgina, a typical woman who embodies a pure Californian spirit, acts as a spiritual guide to her adopted son, preferring him to the two natural children, twins in spirit and in reality, who instead are the stereotype of the classic daddy’s boys, relatively stupid, without interests and with the road paved by the god of money.

The peculiarity of the first season is that it takes place in an exclusive high school where the ambitious Payton creates the foundations of the future electoral campaign management committee, using them to become president of the student body, a testing ground and experimental laboratory for his future political path. To do this he surrounds himself with a staff that follows him everywhere starting from minor schools, with very specific roles borrowed from real political organizations, such as two strategists (Theo Germaine and Laura Dreyfuss) and even a future first lady (Julia Schlaepfer) , and to try to get elected he uses all the most typical tools such as polls, projections and above all subterfuge, misdirection, and, in general, all the means, legal and otherwise, to gain electorate.

Among these hilarious and perhaps a little surreal attempts, the funniest ones are the attempts to conquer ethnic minorities by Payton and his antagonist, the beautiful Astrid (Lucy Boynton already appreciated in Bohemian Rhapsody), using for example the disability represented by possible appointment as vice president of Infinity Jackson (Zoey Deutch), a girl with cancer who is bossed around by an unrecognizable and talented Jessica Lange, with the aim of creating empathy with the electorate, or when they fight to obtain the “Haitian vote”, even though there is only one Haitian in the entire school.

In the second season, the scene shifts from California to New York, where the decidedly higher stakes are that of becoming a state senator in the state, and where the antagonists are adults and seasoned professional politicians played wonderfully by Judith Leight and Bette Midler.

Here the story becomes more mature and less surreal, somehow despite the apparent absurdity of a political struggle that is evidently too unbalanced, the twists and turns are more realistic and Payton’s doubts and continuous about-faces regarding the opportunity to use the contents to promoting his candidacy and not scoops against the enemy, probably express the doubts of young people in breaking the hesitation and going down a new path or the easier way of adapting to an existing modus operandi.

Food for thought

​The Politician is partly the ostentation of a world where the rich, or rather very rich, are clearly opposed to the poor, but it makes us reflect on how, behind the golden and fascinating facade of their lives, the arrogance and arrogance hide fears and insecurities which indicate that as for everyone else, for them too the mistrust in the future and the difficulty in relating to others are the reflection of a generation that feels it does not have a clear path to follow before it and that it is constantly contrast between being yourself or appearing as others expect.

There are many episodes, sometimes exaggerated in a grotesque and ridiculous way, which highlight the problems that debase today’s youth apparently full of absolute certainties, but which as soon as the surface is scratched shows the fear of not being loved and not knowing how to love, a certain fluidity in sexual attitudes perhaps a sign of insecurity in one’s orientations (or perhaps simply a sign of the times?), video-bullying or, in extreme cases as highlighted in an apparently senseless episode, the absolute indifference and lack of stimulation and interest in what surrounds you.

However, there is a sort of common path that is traced for these kids, in pursuit of important objectives, which are tenaciously pursued and shared, such as the ban on the sale and use of weapons or the salvation of the planet from global pollution that slowly becomes a ground for sharing with previous generations, in particular that of the boomers who have experienced similar cultural revolutions, from the fights for civil rights to the hippie movement, from the sexual revolution to pacifism, feminism and the discovery of rock.

In conclusion, a certainly intriguing series, well made and filmed in a modern, captivating and colorful style. Good vision!


The Politician
Sommario:
Guarda il trailer

 

 


Recensione: The Politician

Una corsa alla Casa Bianca da parte di un ragazzino del Liceo. L'ambizione, il lusso e gli intrighi politici svelati da un giovane adottato da una ricca famiglia californiana. Uno spunto di riflessione sulle opportunità future per i giovani di oggi tra contraddizioni, incertezze e drammi giovanili.

Da vedere
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