Quest’anno accetto con piacere la proposta di Simona di esplorare il Dodecanneso, una zona che non conosciamo ancora della nostra amata Grecia.
Come sempre, l’itinerario è opera sua e, un pò a casa, un pò nelle pause di lavoro in farmacia, prepara con certosina pazienza la nostra prossima vacanza, presentandosi, dopo circa un mese, con il prezioso responso. Partenza per Samos, via Atene, pernottamento due notti sull’isola, ripartenza per Patmos, dove staremo sei giorni, infine trasferimento a Lipsi per i cinque giorni finali. Il rientro è previsto via Kos, di cui avremo possibilità di ammirare esclusivamente l’aeroporto.
Dopo aver trascorso cinque ore in aeroporto ad Atene, arriviamo a Samos nel tardo pomeriggio. La nostra tappa qui a Samos prevede la ripartenza due mattine dopo dal porticciolo di Pythagoreio, così è li che ci facciamo portare da un tassista sconfortato perchè in paese non si pùò entrare a causa di una festa locale. Mentre trasciniamo i nostri trolley per la parte residua del tragitto, scopro che Pythagoreio non è, come pensavo, la patria della pita e del souvlaky, ma è la città intitolata a Pitagora: si proprio lui, il grande filosofo e matematico, che è nato a Vathi, lì vicino. Così, visibilmente sconfortato da questa informazione, prenoto immediatamente un ristorante super carino che incontriamo in una stradina laterale, scendendo verso il porticciolo, nonchè punto centrale del paese.
Il nome sull’insegna Studio’s Boulas è soltanto indicativo, perchè sembra indicare delle stanze in affitto ma il locale è proprio lì, immerso in una specie di rigoglioso giardino e disseminato di graziosi tavoli che allestiscono la strada. In totale beatitudine, soddisfatti ampiamente della scelta della location, mangiamo benissimo: io un filetto di carne eccezionale e Simona un pesce che non ricordo, conditi dalla nostra prima Mythos.
Il paese è piccolo, di architettura direi più o meno italiana, e dalla strada principale di accesso, arriva degradando in una dolce discesa fino al porto, che si affaccia nella parte orientale del golfo di Tigani, e si sviluppa a ridosso di esso, come a formare una “T”. La strada che costeggia il lungomare non è molto ampia ed è disseminata di bar, locali e taverne che la arricchiscono con i loro colori, le poltroncine ed i tavolini pieni di turisti. Una sensazione leggermente caotica, aggravata dalla festa che oggi, 5 agosto, sta per incominciare: la rappresentazione di una battaglia di indipendenza tra la Grecia e la Turchia, svoltasi proprio nel paese in un epoca che stento a ricordare.
Così, il buio della sera si colora del fuoco della carovana di barche che arriva nel porto e che simulano i brulotti, o nave incendiarie, ovvero natanti, di piccole dimensioni, caricati con esplosivo o materiali infiammabili, e utilizzati come armi, dirigendoli contro la flotta nemica allo scopo di incendiarne o farne esplodere le navi. Erano vecchi bastimenti, in passato imbarcazioni da guerra o da commercio, che venivano trasformati e adattati allo scopo.
L’evento è coinvolgente e la gente tanta, e mentre l’altoparlante gracchia frasi in greco, raccontando presumo la storia della battaglia qui ricostruita, non posso fare a meno di immaginare i pensieri che stanno attraversando la mente degli armatori dei pochi, ma imponenti yachts, che ormeggiati alla banchina, sventolano trionfalmente la rossa bandiera della Turchia, e dell’allora impero ottomano, con la sua luna e la sua stella a cinque punte in bella mostra.
Il giorno successivo, l’unico a disposizione qui a Samos, lo passiamo in relax nella spiaggia del paese. Una spiaggia carina, piacevole e poco affollata, con un mare cristallino e pulito. Pochi lettini, nessun rumore, non abbiamo bisogno di ombrellone perchè troviamo posto sotto un grande tamericio proprio vicino alla cabane des sports. E mentre prigamente guardiamo i bagnanti, la maggior parte greci, prendere tavole ed arrischiarsi in mare, ci abbandoniamo al nostro meritato riposo, Simona aggredendo il primo libro delle vacanze, io cercando di immaginare scenari per il prossimo romanzo, ignari che eravamo sdraiati su quelli che resteranno gli unici lettini di tutto il viaggio.
In serata, rientrati dal mare e ritemprati da una doccia tiepida, esploriamo la riva di sinistra del porto e rimaniamo sorpresi perchè, nascosti dal lungomare, troviamo una serie di ristorantini decisamente carini, tutti con i tavoli direttamente sulla spiaggia, in uno dei quali prenotiamo, non prima di aver preso un delizioso e rinfrescante aperitivo analcolico, a base di limone, cetriolo e menta, immersi in un vero giardino.
Il ristorante, il Remataki si rivela abbastanza turistico, affollato di tante persone, alcune delle quali con i piedi praticamente a mollo, ma il personale è stato veramente molto carino e velocissimo. Per la mia serata è stato il momento di assaggiare il souvlaky di maiale con peperoni, accompagnato da una grossa patata in cartoccio, aromatizzata con non so cosa. Mi sono decisamente consolato.
Domani lasceremo Samos per arrivare a Patmos, seconda tappa de viaggio, ma adesso, lo posso senz’altro dire: mi sento finalmente in vacanza.